Una strage di migranti davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nei pressi di Crotone.
È nel mare calabrese che almeno 60 persone sono morte quando un barcone carico di migranti, pare un centinaio, si è spezzato in due a causa del mare molto agitato, con i tanti disperati che erano a bordo, caduti in acqua dopo aver colpito gli scogli.
Come reso noto dal coordinamento soccorsi riunito presso la Prefettura di Crotone, tra le 59 vittime finora accertate del naufragioci sono anche 12 bambini e 33 donne.
Or bene, questa raffigurata è la rotta che il barcone avrebbe percorso, con alcuni quesiti, tipo, perché non ha attraccato nel primo porto sicuro, semplicemente perché i deportati del terzo millennio vengono prelevati sulle coste di partenza ove insistono veri e propri terminal, per essere poi trasbordati in prossimità del porto scelto, sempre italiano, sulle carrette del mare con le quali poi in molte occasioni i deportati trovano la morte.
Questi morti non li ha sulla coscienza chi contrasta questa scriteriata deportazione di massa, ma l'intera classe politica collussa e connivente con le organizzazioni criminali internazionali, le quali grazie a joy venture ad hoc, speculano sulla fame e disperazione dei popoli, invece di attuare politiche di sviluppo economico e sociale per quelle aree depresse e/o non sviluppate.
Ciò dimostra che l'interesse non è salvare i deportati/migranti, ma è destabilizzare il ponte sul mediterraneo, a scopo di lucro, con la connivenza di una buona parte della politica italiana.
Senza dimenticare, che nei Balcani insistono oltre ai campi di addestramento riconducibili ad organizzazioni terroristiche, anche le basi di gestione di questo business; la deportazione economica come strumento di riassetto produttivo economico del vecchio continente, ovviamente, in favore di pochi e noti gruppi di potere.
Un disegno criminale non perseguito, eppure sarebbe facile, basterebbe seguire i soldi.
IL PATRIOTA
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